Nel visagismo, inteso come l’arte di valorizzare i tratti estetici del viso, la cura della bocca ha un ruolo fondamentale. È la bocca stessa, dopotutto, a rivestire un’importanza capitale per l’uomo e la civiltà umana.
Il neonato fa esperienza del mondo attraverso la bocca. Tramite le labbra, da ragazzo, conosce il bacio e l’amore: con l’ironia che gli è propria, Woody Allen l’ha definita come “quell’organo sessuale che alcuni depravati utilizzano per parlare”. E non tanto quando parla ma quando sta zitta, la bocca svela sentimenti e intendimenti, verità e bugie, – si pensi alla leggenda medievale della bocca della verità – giocando una parte significativa nella comunicazione non verbale. Esprime l’amarezza, il dolore, la gioia, la sorpresa, la delusione, la noia, il disprezzo, l’ammirazione, il broncio, il turbamento, la malizia, in ogni loro possibile sfumatura. Per migliaia di anni, la bocca è stata lo strumento decisivo nella trasmissione di ogni sapere – la cosiddetta tradizione orale – prima che la parola scritta ne prendesse il posto, o meglio vi si affiancasse. Alla bocca e alle labbra l’umanità ha dedicato versi (“Ho fame della tua bocca” ha scritto Pablo Neruda) e pennellate di colore, proverbi e metafore (per Montesquieu il giudice imparziale agisce come bocca della legge, “la bouche de la loi”), al punto che il nostro rapporto con il mondo potrebbe ben dirsi di tipo orale. Insieme agli occhi, la bocca ci appare come protagonista estetica del viso ben più di naso e orecchie. All’ingiù, con labbra carnose o sottili, in presenza di un arco di Cupido ben visibile o viceversa più timido, la bocca contribuisce in modo decisivo all’identità del nostro volto e della nostra espressione naturale, quella che ogni giorno offriamo al mondo e al prossimo. Oggetto di grande attenzione e cura sul piano estetico, non diversamente da altre parti del corpo anche la bocca e le labbra sono oggetto di mode e tendenze, investite dal grande dinamismo dell’offerta dei servizi di bellezza.
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La storia del rossetto, per esempio, è antica quasi quanto quella della civiltà umana. La regina sumera Puabi ne faceva uso già cinquemila anni fa – una miscela di rocce rosse e piombo bianco – e lo stesso può dirsi della più celebre Cleopatra – arancio, magenta, blu-nero – come si può ammirare nella celebre interpretazione di Liz Taylor sul grande schermo, messa in scena più di mezzo secolo fa. Nell’antica Grecia il rossetto era segno di riconoscimento sociale e, soprattutto, tratto distintivo delle prostitute. Nella Roma imperiale, la bisbetica Poppea, moglie di Nerone, prestava una cura maniacale a bocca e labbra, con l’aiuto di ancelle e assistenti specializzate.
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Insieme agli occhi, la bocca ci appare come protagonista estetica del viso ben più di naso e orecchie
Successivamente, la cristianizzazione dell’Europa e i lunghi secoli medievali, gravidi di disprezzo per la mondanità, gettarono discredito sui trattamenti di bellezza, senza eccezione per bocca e labbra. Con il Rinascimento e la modernità le cose cambiarono e la bocca, con il suo carico di significati, ritornò in auge nell’estetica femminile. Non sono mancate eccezioni: alla regina Vittoria, per esempio, colorarsi le labbra sembrava insopportabilmente volgare, tanto da condannare l’uso del rossetto. Ne conseguì la nascita di un mercato nero del Make Up. Simbolo di emancipazione per le suffragette, di trasgressione e anticonformismo per il movimento punk-rock degli anni Settanta, il rossetto – accompagnato dalla matita per le labbra – è molto più semplicemente il cosmetico femminile per eccellenza.
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