Ci siamo quasi, il Natale sta arrivando e certamente le occasioni conviviali non mancheranno, soprattutto quest’anno dopo tanto tempo passato a distanza da colleghi e amici causa smart working ed impedimenti di socializzazione vari.
Il vero pericolo in realtà non sono nemmeno le trasgressioni a tavola, quanto la macchina infernale delle diete lampo e miracolose che si attiva tipicamente in questi momenti dell’anno sia prima delle feste, promettendo una remise en forme fantascientifica in vista delle feste, che subito dopo per recuperare dagli eccessi festaioli. Dimagrire, inteso come processo che porta alla lipolisi, ovvero alla diminuzione della massa grassa e non alla perdita di liquidi che impattano molto sulla bilancia e poco sulle taglie degli abiti che indossiamo, è un processo che richiede il giusto tempo fisiologico. Se seguendo un protocollo nutrizionale vediamo la bilancia che scende rapidamente, dobbiamo essere consapevoli che sono “solo” liquidi e che per dimagrire veramente serviranno tempo e disciplina che non significa assolutamente dover patire la fame o saltare i pasti: significa essere costanti nell’applicare i principi che ci vengono insegnati sapendo che non esistono “miracoli”, ma grandi risultati ottenuti con impegno e costanza. Facciamo alcune considerazioni, che io ripeto spesso alle persone che vengono in studio, e che possono aiutarci a non cadere nelle trappole della comunicazione deviante di alcuni prodotti.
Leggi anche l’articolo Menopausa e nutrizione
MANGIARE LEGGERO
Mangiare “light” non significa perdere peso: infatti se io riduco al minimo le calorie di un cibo, ma l’apporto degli zuccheri è alto e non bilanciato dalla presenza delle proteine e, paradossalmente, dei grassi, il rialzo glicemico/insulinico che ne consegue farà sì che si attivi il meccanismo di formazione della massa grassa. Mangiare light significa avere fame entro breve (ricordiamoci che i grassi contribuiscono a darci il senso della sazietà) e non ottenere sulla massa grassa un risultato significativo e duraturo.
LA TEORIA DEI SENZA
Senza… la parola magica che ci fa sentire magri prima ancora di aver iniziato un percorso nutrizionale. Noto, con sempre maggior stupore, che nella testa di molte persone il bombardamento mediatico (volutamente distorto) ha creato il condizionamento alla parola “senza”. Senza glutine, senza lattosio, senza lievito, senza aspartame, crea in molte persone la convinzione che siano sinonimi di qualcosa che fa dimagrire. Siate critici e tenete sempre a mente che dietro ad ogni “senza”, che può avere senso in casi di particolari patologie, vi è un mercato di alimenti che fiorisce. Senza glutine non vuol dire che faccia meno ingrassare di un cibo con glutine, anzi in genere per compensare al glutine viene aggiunto lo zucchero in qualche forma. Senza lattosio non significa che faccia dimagrire o che non dia ritenzione idrica e addirittura a chi è veramente intollerante al lattosio, quei prodotti provocano comunque problemi. Senza lievito non significa che sia “dietetico”. Senza aspartame non significa sia sano e senza zucchero (magari bianco e raffinato) Tutti i “senza” possono avere un senso, ma dobbiamo essere certi che sia il nostro caso.
Leggi anche l’articolo Oltre la semplice scelta
CIBO RICCO … DI COSA?
“Ricco di…” è un po’ come i “senza”: recentemente mi sono trovata a guardare dei cereali per la prima colazione.La grafica sul packaging davvero irresistibile diceva: “ricco di proteine”. Ovviamente ho controllato la tabella nutrizionale: ebbene, per 100g di prodotto vi erano “ben” 12g di proteine su 64g di carboidrati ad altissimo indice glicemico! Quindi quando vediamo qualcosa in cui ci viene indicato che è “ricco di”, guardiamo immediatamente la composizione e verifichiamo se il prodotto può andare oppure no. Senza zucchero: se non appare in un alimento la parola “zucchero” ma appare la parola destrosio, glucosio o saccarosio, STATECI ALLA LARGA!!!!!! L’effetto ormonale e biochimico sulla glicemia è esattamente lo stesso! Recentemente ho acquistato una graziosa confezione di caffè al ginseng “senza zucchero”. Ho girato la confezione (a casa, purtroppo) e la prima parola nei componenti era “saccarosio”. Ricordiamoci inoltre che se in un prodotto viene tolto lo zucchero ed è presente la farina, il vantaggio è davvero poco: gli amidi delle farine non sono altro che “catenelle” di molecole di zucchero.
Leggi anche l’articolo Preserviamo il Collagene anche a tavola
Per continuare a leggere l’articolo Abbonati alla rivista