– LUCIA MAZZITELLI
Sentiamo parlare spesso dell’importanza di volersi bene, sui social network, sui giornali, in molti saggi e libri di autocura, ma è davvero così semplice imparare a volersi bene? No, non lo è affatto e qualche volta sentirsi dire “dovresti volerti più bene” ci suscita ancora più frustrazione e impotenza.
Vogliamo bene agli altri e abbiamo parole buone per le altre persone, ma quando si tratta di noi stessi, diventiamo severi e inflessibili. Certo dare affetto, volere bene a chi ci vuole bene ci fa sentire meglio, ci permette di intrecciare relazioni buone che arricchiscono le nostre vite, ma per quale ragione è così difficile dare nutrimento a noi stessi? Fin da quando veniamo al mondo cerchiamo l’amore dai nostri genitori, ci rispecchiamo nel loro sguardo, ci nutriamo dei loro gesti di cura e riconoscimento. E poi lungo il percorso di crescita capita che in quell’idillio iniziale si formino delle crepe, che nelle relazioni primarie si aggiungano carezze amare. Succede che l’emotività dei nostri genitori o eventi storici (personali e sociali) ci portino a pensare di non essere pienamente “ok” e poi via via crescendo, stando nel mondo e in relazione con gli altri ci facciamo un’idea di noi negativa e incompleta. Eppure, nonostante queste esperienze negative, ci muoviamo cercando amore e accettazione, magari con modalità non funzionali, ma con nel cuore la speranza di scorgerle anche per noi. Talvolta, non trovandole, pensiamo che qualcosa in noi funzioni meno che negli altri, che forse siamo un po’ più rotti e meno amabili.
Quando per guardare a noi stessi indossiamo la lente dell’inadeguatezza e talvolta del disprezzo, il dialogo interiore si fa negativo e le emozioni spiacevoli, tra paura, tristezza, vergogna e senso di colpa prendono il sopravvento e minacciano la nostra autostima.
Se nelle nostre esperienze con il mondo abbiamo imparato ad amarci poco o abbiamo creduto di non meritarci amore, sarà più complesso trovare la strada che porti ad amare noi stessi e intraprenderla con dedizione. Sarà come percorrere un sentiero di montagna e, come conosce bene ogni persona appassionata di trekking, i momenti di scoramento saranno parecchi così come il desiderio di tornare a valle e restare nella zona di comfort, ma se ci si lascia accompagnare e si accetta la sfida di procedere, la sensazione provata al raggiungimento di ogni piccola vetta sarà inestimabile.
Come iniziare a volersi bene? Divenendo consapevoli di quanto critici e severi siamo nei nostri confronti. Consapevoli di quanto esigenti e poco compassionevoli siamo con noi stessi, di quante carezze negative ci diamo e accettiamo dagli altri e di quante prevaricazioni accettiamo e che no, non meritiamo. Quando assumiamo consapevolezza del poco amore che volgiamo verso di noi possiamo iniziare ad esplorare il cambiamento. È importante che questo avvenga a piccoli passi e senza cadere nella trappola di voler cambiare la nostra vita nell’immediato e diventare più fiduciosi nei nostri confronti in poco tempo, poiché la pretesa e il giudizio sono figlie dello stesso meccanismo che stiamo cercando di cambiare. La consapevolezza passa dalla presa di coscienza delle nostre difficoltà e criticità, ma raggiunge la presa di coscienza di chi siamo e di quali potenzialità reali abbiamo.
Imparare a volersi bene richiede alcune strategie che possiamo riprendere dalla psicologia positiva quale ad esempio l’essere compassionevoli nei confronti di noi stessi, ovvero essere gentili con noi stessi. La compassione verso di sé si pratica accogliendo le nostre fragilità, accettandoci, accettando la nostra storia personale, perdonandoci e prendendoci cura delle nostre ferite, in altre parole volendoci bene. Gli elementi chiave dell’auto-compassione sono: auto-gentilezza, umanità condivisa e mindfulness.
- l’auto-gentilezza vuol dire essere gentili nei confronti di noi stessi così come lo saremmo nei confronti di una persona a noi cara o nei confronti di chiunque altro ci volesse parlare della sua sofferenza. Sospendere la critica e il giudizio quando ci osserviamo fuori e dentro in modo che quello che non ci piace di noi possa diventare, non qualcosa di negativo con il quale identificarsi, ma una parte di noi da comprendere e migliorare.
- l’umanità condivisa per quanto sembrerebbe scontata, indica la consapevolezza di essere umani: fragili, fallibili e meravigliosamente imperfetti. Sapere che quello che ci riguarda è condizione comune a molti altri esseri umani ci dà sollievo e ci permette di trarne conforto rispetto a essere soli e isolati nelle difficoltà o nel credere erroneamente che le vite degli altri siano migliori e che certe difficoltà capitino solo a noi.
- La mindfulness implica consapevolezza e accettazione delle nostre emozioni. Restare nel presente e ascoltarsi placa le nostre emozioni, ci permette di mettere ordine e fare chiarezza nei pensieri.
Volersi bene è il punto di partenza, è un percorso arduo che richiede lentezza, gentilezza e costanza. Iniziare da piccoli gesti quotidiani, distinguendo tra ciò che aggiunge benessere duraturo dal benessere effimero che serve a riempire lo spazio vuoto di bisogni ed emozioni non ascoltate. Volersi bene è chiedersi ogni giorno “cosa ho fatto di buono per me e per il mio benessere oggi?”. Volersi bene è rispondersi a questa domanda, individuando azioni semplici, gesti di amore verso noi stessi fatti di piccole e piacevoli cose. Qualcosa che diventi dentro di noi come la sensazione di un caldo e avvolgente abbraccio.