I rifiuti alimentari rappresentano una fonte preziosa per lo sviluppo di un prodotto cosmetico performante che oggi, sempre più, parla di amore per il pianeta.
Upcycling è un termine che letteralmente significa “riciclo”; gli ingredienti ottenuti da processi di upcycling sono pertanto riciclati.
Ce ne parla Rita Rizzi, Chief Manager di Cosmetic Industry, nello Speciale Sostenibilità su Mabella di febbraio.
Una nuova consapevolezza del consumatore e delle aziende
L’espansione della categoria “naturale” nel comparto beauty può essere attribuita da un lato agli atteggiamenti post pandemia che hanno portato i consumatori alla ricerca di uno stile di vita più sano, dall’altro all’accresciuta sensibilità alle questioni ambientali e al desiderio di contribuire in qua modo alla protezione dell’ambiente. Questa consapevolezza ha dato il via a un nuovo lessico, e a nuovi concetti che riconducono in linea di massima al concetto di “naturalità”. Ecco comparire nel nostro quotidiano termini come “sostenibile”, “bio based” e “upcycling”. Termini ai quali dovremo abituarci per comprendere anche il tipo di messaggio che le aziende stanno comunicando. Questi termini infatti comunicano essenzialmente un messaggio univoco: la protezione dell’ambiente in cui viviamo e lo sforzo di non lasciare alle generazioni future un mondo privo di risorse.
Da scarti alimentari a ingredienti beauty
Attraverso questo processo vengono trasformati quelli che sono sottoprodotti, materiali di scarto o oggetti scartati, in nuovi materiali o prodotti. Se fino a qualche anno fa le aziende contribuivano nel portare più naturalità e sostenibilità nel mercato attraverso l’impiego di estratti naturali di piante, fiori e semi, più di recente molte aziende cosmetiche hanno iniziato a studiare come riciclare materie prime di scarto che possono essere riutilizzate per la produzione di cosmetici: ecco così l’impiego di fondi di caffè, scarti di olio d’oliva e di bucce di frutta. Riciclando materiali di scarto provenienti per lo più dalla filiera alimentare, le aziende cosmetiche possono effettivamente contribuire alla riduzione dell’impatto ambientale, sostenendo inoltre una bellezza circolare che fa bene non solo al pianeta ma anche alla pelle. I rifiuti alimentari e quelli provenienti dalla produzione di bevande sono i principali materiali ad essere riciclati e convertiti in preziosi alleati per la bellezza perché contengono molecole di altissima qualità che possono influenzare in maniera positiva i biochimismi cellulari epidermici.
I trend più recenti: attenzione agli sprechi e nuove partnership
Secondo un rapporto del 2011 per la FAO dell’Istituto svedese per l’alimentazione e la biotecnologia, circa un terzo del cibo prodotto per il consumo umano, a livello globale, viene perso o sprecato. Si parla di cifre da capogiro, se pensiamo che si tratta di 1,3 miliardi di tonnellate di rifiuti di cibo all’anno. Le cause principali dello spreco alimentare al dettaglio sono la durata di conservazione limitata e gli standard estetici degli alimenti. Sì, perché moltissimi prodotti alimentari sono perfettamente commestibili, ma non superano il “test di bellezza” nella vaschetta del supermercato; ecco quindi che i pomodori o altri vegetali dalle forme bizzarre vengono scartati. Un accenno anche allo spreco alimentare dei consumatori: questa cattiva abitudine è causata da una pianificazione dei pasti non ottimale, da eccessi negli acquisti e anche dalla confusione generata dalle diciture “da consumarsi preferibilmente entro” e “da consumarsi entro”. Come dimostrato dai trend più recenti, tutto ciò che parla di naturalità sta conquistando il mercato del comparto beauty, e i rifiuti alimentari rappresentano una fonte preziosa per creare prodotti cosmetici che abbraccino concetti che parlano di rispetto delle risorse ambientali e amore per il pianeta. Si sta così assistendo alla partnership fra produttori alimentari e aziende cosmetiche per reincorporare materiali con principi attivi preziosi per la pelle nel ciclo produttivo.
Da materia di scarto a ingredienti: ecco i più gettonati
Anche le aziende di materie prime si sono specializzate negli ultimi anni nello sviluppo di ingredienti ottenuti da materiali di scarto, sia dal mondo alimentare sia da quello marino. Ad esempio, per un tocco di lusso ecco l’estratto di perla nera, un ingrediente prezioso che viene estratto dai gusci di madreperla nera di Tahiti che incrementa l’elasticità della pelle mentre contestualmente riduce l’attività della tirosinasi per un aspetto più luminoso. Ancora, dopo il successo dell’olio di canapa, ecco arrivare la polvere dei semi di canapa, dotata di eccellenti capacità esfolianti. Dalla corteccia del pino bianco destinato ai mobilifici deriva un principio attivo che conferisce un aspetto luminoso e radioso. L’esperidina è un bioflavonoide che si trova in varie bucce di agrumi provenienti da risorse di upcycling: è un potente antiossidante con proprietà antinfiammatorie. Dalla paglia di avena deriva invece una particolare cellulosa che possiede proprietà texturizzanti. Il mondo sta cambiando, e con lui anche il modo di vedere la bellezza. Sicuramente l’upcycling e le materie prime che derivano da questo processo si stanno guadagnando il loro posto al sole, e per un formulatore questi nuovi arnesi nella sua cassetta possono consentirgli di realizzare prodotti non solo benefici per il pianeta ma anche dagli elevati livelli di performance.