di Ennio Orsini
Ancora in attesa di una vera e propria regolamentazione, la dermopigmentazione è un’attività molto delicata e non scevra da rischi. Vocazione, specializzazione, formazione di qualità non debbono mai mancare. In questa intervista i consigli di Ennio Orsini, maestro dermopigmentista
Partiamo dai fondamentali, cosa bisogna fare per diventare professionisti dermopigmentisti?
Per anni la dermopigmentazione, la tricopigmentazione e la dermopigmentazione paramedicale sono state considerate erroneamente delle sotto-discipline del campo dell’estetica. Di conseguenza, il settore della dermopigmentazione è rimasto senza una normativa. Al momento, infatti, non esiste una legge che disciplini a livello nazionale quale sia il percorso formativo da seguire per diventare dermopigmentista. Esistono solo dei decreti regionali che regolano questo settore, ma ad oggi poche regioni si sono adoperate in tal senso, tra le quali l’Abruzzo. Finalmente quest’anno il Ministero si è reso conto di questa grave mancanza istituzionale ed entro la fine dell’anno dovrebbe entrare in vigore una riforma che stabilirà il percorso formativo da seguire per divenire dermopigmentista.
Molte associazioni di settore, tra le quali l’AIDER (Associazione Italiana Dermopigmentazione), di cui sono Presidente, hanno svolto un ruolo fondamentale in termini di pressione ed insistenza verso il Ministero per ottenere una regolamentazione del settore.
Quali abilitazioni è necessario avere?
Al momento, come dicevo, l’abilitazione necessaria per lavorare in questo campo varia da regione a regione, ma la conditio sine qua non, stabilita dal Ministero della Salute, è che si debba seguire un corso di igiene, il cui numero di ore varia da regione a regione.
Garantire sicurezza al cliente e all’operatore dermopigmentista. Quali sono le linee guida da rispettare per l’uso del dermografo all’interno dell’istituto?
Per garantire la sicurezza sia del cliente sia dell’operatore ci sono delle indicazioni da rispettare, elaborate dal Ministero della Salute. Tra queste risultano l’utilizzo di pigmenti a norma, con delle soglie di metalli pesanti consentiti e delle ammine aromatiche consentite. I prodotti acquistati devono rispettare la RESAP e, entro fine anno, entrerà in vigore una normativa più restrittiva, la REACH, che introduce dei presupposti ancor più sicuri sia per la produzione sia per l’acquisto dei pigmenti per il trucco permanente. L’operatore, inoltre, deve seguire almeno il corso di igiene che ogni regione organizza e deve utilizzare il maggior numero possibile di prodotti monouso. Infine, è sempre utile una buona dose di buon senso.
Parliamo di pigmenti. Che caratteristiche debbono avere per evitare reazioni dannose?
Relativamente ai pigmenti, si sta cercando di andare verso un assetto sempre più sicuro, diminuendo i metalli pesanti che contengono, tra i quali lo stronzio, il bario, il piombo e il nichel (questi sono solo alcuni dei metalli pesanti, ma ce ne sono altri). In particolar modo, attualmente si sta cercando di eliminare totalmente il nichel contenuto nei colori; si sta cercando di riassortire totalmente i pigmenti e si aspira a produrre e a utilizzare solo i pigmenti organici.
Da un lato ciò eliminerebbe il nichel presente, dall’altro, esporrebbe i pigmenti stessi ad altri rischi, tra i quali l’utilizzo delle nano particelle. Purtroppo, è noto che alcuni pigmenti organici (e sottolineo ALCUNI), se vengono sottoposti a onde elettromagnetiche (ad esempio per trattamenti di rimozione laser) possono mutare e diventare cancerogeni.