La dermopigmentazione è una tecnica poco invasiva e generalmente ben tollerata e, se opportunamente eseguita, restituisce una pelle sana dove siano presenti imperfezioni dovute a diverse problematiche, laddove chirurgia e farmacologia non possono fare più nulla.
Grazie all’utilizzo di particolari pigmenti skin-tone, infatti, il dermopigmentista può intervenire su cicatrici, macchie della pelle ipocromiche, come per esempio la vitiligine, ovvero la malattia della pelle che le cellule che producono il pigmento da cui dipende il naturale colorito della pelle, o ancora le ipercromiche (scottature), le smagliature e problemi legati ai capillari. La riproduzione dell’esatto colore della pelle del cliente consente, infatti, di coprire quelle zone più chiare o più scure, a seconda della problematica, e quindi di nascondere l’inestetismo, di camuffarlo totalmente o comunque di attenuarlo.
Prima di eseguire il trattamento sarà necessaria un’accurata valutazione da parte dell’operatore che dovrà comunque, e questa è una conditio-sine-qua-non, richiedere il parere del medico curante del cliente per sincerarsi che il tessuto sia “guarito”, ovvero che la causa scatenante l’inestetismo non sia ancora attiva e che pertanto esso possa essere trattato con la dermopigmentazione.
LE CICATRICI
Nel caso, ad esempio, in cui si debba coprire un esito cicatriziale post-chirurgico è necessario attendere l’assestamento della cicatrice per dar modo alla pelle di poter rispondere correttamente all’inserimento del pigmento. Questo tipo di tessuto, infatti, viene definito “sclerotico”, nell’accezione di “impazzito”, perché non reagisce come nelle altre parti del corpo, in quanto presenta una risposta differente a seconda della sua causa scatenante.
L’operatore dovrà sempre agire con prudenza, competenza e approfondita conoscenza della pigmentologia avanzata: se farà tutto correttamente i risultati potranno essere a dir poco stupefacenti.
È più che necessario puntualizzare che non si tratta di una soluzione definitiva: come in tutti i trattamenti di dermopigmentazione, anche in questo ambito, definito dagli addetti ai lavori “paramedicale”, vengono utilizzati pigmenti bioriassorbibili che quindi nel tempo verranno fagocitati dal sistema immunitario e, pertanto, andranno eseguite delle sedute di mantenimento con cadenza periodica.
LA TRICOPIGMENTAZIONE
Molto diffusa è anche la copertura di cicatrici da trapianto di capelli (FUT e FUE) con la tricopigmentazione. Il trapianto (o autotrapianto) è una tecnica chirurgica basata sul trasferimento di piccoli frammenti di pelle – e dei relativi bulbi piliferi – da zone del capo più folte ad altre più diradate. Questa tecnica, quindi, prevede l’asportazione di un lembo di pelle dello scalpo che viene poi innestato nelle zone dove ci sono meno capelli, asportazione che purtroppo il più delle volte lascia una cicatrice piuttosto visibile. Il tricopigmentista si trova ad affrontare questa problematica con un’incidenza percentuale molto alta sul numero dei casi da trattare, perché il cliente che si presenta con questo tipo di esito ha la necessità di perfezionare il risultato ottenuto col trapianto. Una volta risolto il problema della calvizie, infatti, resta un segno molto visibile dell’intervento subìto e solo un bravo dermopigmentista specializzato in tricopigmentazione può risolvere, nascondere, camuffare l’inestetismo prodotto.
Queste tecniche oggi sono sempre più conosciute e richieste dai clienti che dopo aver subìto un intervento chirurgico o in seguito ad una fatalità, come un incidente o una malattia, desiderano ritrovare la condizione estetica precedente l’evento che ha lasciato loro un segno indelebile… ma camuffabile.