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Intelligenza artificiale ed estetica: a che punto siamo?

Nel campo della comunicazione B2B è spesso difficile trovare applicazioni vantaggiose, ma questo non presuppone che i processi di Intelligenza Artificiale non siano già presenti e che possano avere, nel corso dei prossimi anni, applicazioni importanti anche per il settore della bellezza. Ne parliamo con Elio Mignini, Direttore Generale SICC.

Elio Mignini - Direttore Generale SICC

Partiamo dalle basi: che cosa si intende oggi per Intelligenza Artificiale? La teoria è piuttosto semplice, ovvero si tratta di macchine in grado di capire e apprendere, come fa un essere umano, ma in modo artificiale, quello che l’uomo chiede per soddisfare delle necessità e velocizzare alcuni meccanismi. Oggi, per IA intendiamo prevalentemente tecnologie che imparano, senza però possedere la capacità di esprimere la creatività delegata non al sapere, ma al “sentire” che è tipico degli organismi viventi. Il percorso dell’IA nasce da lontano: il primo passo è legato al cosiddetto “Internet of Things” che significa un sistema Internet in cui non sono le persone ma le “cose” ad essere connesse attraverso la rilevazione e l’elaborazione di dati significativi prodotti dalle loro misure.

 Nel caso della ricerca cosmetica, per esempio, si potrebbero collegare diversi strumenti di laboratorio per trarne i valori più significativi e, attraverso algoritmi appropriati, produrre nuove proposte e risultati ottimizzati Un altro esempio di aiuto alla ricerca potrebbe riguardare l’analisi statistica e l’utilizzo di algoritmi appropriati dei dati delle cinetiche di degradazione microbiologica, fisica, chimica e sensoriale dei prototipi, stabilendo così in modo affidabile la durabilità ed il PAO dei prodotti, sempre con l’obiettivo principale di orientare il consumo verso i propri prodotti, altre applicazioni permettono di valutare i parametri cutanei attraverso bio-sensori direttamente nei punti vendita o, nei casi più avanzati, messi a disposizione del consumatore stesso. È ovvio come in tutti questi casi l’uso della tecnologia, spesso impropriamente sbandierata come “Intelligenza Artificiale”, si limita a proporre soluzioni dettate da “decisori” risultanti da elaborazioni “statistiche” ed algoritmi generati dalle aziende stesse. Realtà Virtuale e Realtà Aumentata permettono poi di proporre soluzioni altamente personalizzate al consumatore finale, eliminando, per esempio, l’utilizzo di campioni fisici. Voglio però nuovamente sottolineare che questi strumenti tecnologici – a oggi si limitano a sfruttare solo il senso – della vista escludendo gli altri che invece sono coinvolti durante un’esperienza multisensoriale come per esempio dentro la cabina di un centro estetico, grazie alle mani esperte e alla profonda conoscenza dell’estetista.

Per quanto riguarda la comunicazione B2C, la IA è stata utilizzata per permettere personalizzazioni al consumo di aspetti legati unicamente all’organo della vista, come nel caso del make-up.

Nel settore della bellezza e della cosmesi, il metodo e gli strumenti che oggi il consumatore utilizza per valutare la qualità dei prodotti si basa principalmente su una soggettiva valutazione sensoriale, dove olfatto, gusto, tatto, udito sono determinanti: i sensi, essendo di pertinenza delle specie viventi, restano oscuri – a oggi – alle nuove innovazioni tecnologiche dell’AI, proprio perché non esistono macchine in grado di riprodurre ed elaborare profumi, texture o sapori. Avere la possibilità di attingere a una massa di dati allargata, grazie all’approccio ai Big Data, è importante per poter ottenere una risposta ottimizzata e molto più affidabile. Uno dei problemi attuali sta però nel poter disporre di dati affidabili e resi disponibili dalle varie entità che li producono. L’uso però di database massivi è noto già da tempo e possiamo inserirlo in uno stadio primordiale di quella che viene chiamata, forse in modo affrettato, Intelligenza Artificiale.

Più sofisticati, rispetto ai Big Data, sono i sistemi innovativi Machine Learning che permettono a una macchina di imparare a svolgere meglio un compito sulla base dell’esperienza che accumula analizzando i dati a disposizione. In questo modo il sistema “impara” quali condizioni possono portare a un determinato risultato. Per apprendere, il ML usa tecniche statistiche, quindi il tipo di risposte che fornisce sono di tipo unicamente probabilistico. Il risultato di questa rapida accelerazione nello sviluppo di queste tecniche è sorprendente e si comincia a vedere in azione nella vita quotidiana: per esempio quando usiamo Siri o Cortana o Alexa, interagiamo con un sistema di “deep learning”; questi sistemi imparano da milioni di interazioni che hanno con gli utenti e migliorano le loro risposte e la loro capacità di interagire. Chiudo questa breve trattazione con una citazione personale che introduce la transizione delle industrie da “4.0” a “5.0”: l’industria 4.0 si è sviluppata sulle tecnologie guidate dall’AI per aumentare l’efficienza e la flessibilità della produzione, mentre “5.0” sottolinea l’importanza della ricerca e dell’innovazione per il suo servizio a lungo termine nei confronti dell’umanità I progressi delle neuroscienze confermano, e aggiungo fortunatamente, la centralità dell’essere umano nei comportamenti e nelle scelte, in contrasto con il pensiero Cartesiano: “non siamo macchine pensanti che si emozionano, ma macchine emotive che pensano” cita A. Damasio (Neurologo, autore di “l’errore di Cartesio”).

Per quanto riguarda le conoscenze attuali, l’IA ci può aiutare a risolvere problemi complessi e prospettare soluzioni “razionalmente” ottimali, ma non potranno mai sostituire il genere umano per quanto riguarda i comportamenti e le scelte “emozionali”, che, secondo ricerche dell’AINEM (Associazione Italiana di Neuromarketing) sono solo per il 5% dettati dalla parte Razionale del nostro cervello e per il restante 95% da quella Irrazionale (Emozioni, Personalità, Archetipi) La ricerca in generale e quindi anche quella cosmetica, potrà dunque avvalersi in modo estremamente efficiente dell’IA per proporre, progettare e sviluppare tecnologie e prodotti eccezionali, ma mai eccellenti, perché questo sarà per molto tempo ancora prerogativa dell’intuito e della creatività del genere umano.  

Se l’attuale rivoluzione enfatizza la trasformazione delle fabbriche in strutture intelligenti abilitate all’Internet of Things, l’Industria 5.0 è destinata a concentrarsi sul ritorno delle mani e delle menti umane nella struttura industriale.

P. Lohar – CEO DCB di Mumbai