Sono sempre di più le aziende che includono questi prodotti nelle loro proposte alle professioniste dell’estetica. Ma è possibile venderli in istituto? Facciamo chiarezza con Stefania Baiolini di Confartigianato.
In un contesto sempre più competitivo, che vede la nostra attività minata da una concorrenza costante e spietata su diversi fronti, è inevitabile cercare di ampliare la possibilità di fidelizzare la propria clientela integrando la vendita dei prodotti cosmetici per il mantenimento domiciliare con tisane e integratori confezionati, già da diversi anni proposti dalle aziende cosmetiche.
Questo nuovo mercato è in crescente espansione e, complice un vuoto normativo che non ha ancora adeguatamente affrontato il problema, disciplinandolo, permette all’estetista di proporre e quindi vendere questi prodotti. Anche l’Unione Europea ha sollecitato i propri Paesi membri ad uniformare la normativa di riferimento rispetto ai “preparati a base di erbe senza indicazioni terapeutiche”, a tutela della salute dei cittadini, ma al momento in Italia non vi sono proposte legislative in tal senso.
Ovviamente, essendo la vendita di prodotti confezionati equiparata al “commercio al dettaglio”, attività diversa rispetto a quella artigiana in cui ricadono le estetiste, per esercitarla è necessario presentare una apposita SCIA al Comune di competenza. Per questo le sedi territoriali di Confartigianato, presenti in maniera capillare su tutto il territorio nazionale, sono a disposizione per assistere le estetiste associate alla predisposizione della pratica e alla presentazione della stessa in ogni Comune. Dobbiamo però fare attenzione perché è invece molto diverso se all’interno del centro estetico si intende offrire infusi o tisane ai clienti, perché ciò si configura come attività di somministrazione di cibi e bevande, attività vietata all’interno dei centri estetici. Per poterla esercitare è necessario avere apposite autorizzazioni e frequentare ulteriori corsi ad hoc.
Da tempo in Confartigianato stiamo lavorando a una revisione della Legge 1/90, che intendiamo veicolare in Parlamento. In questa revisione abbiamo previsto che l’estetista intenzionata a vendere o cedere alla propria clientela prodotti erboristici e integratori alimentari, strettamente inerenti allo svolgimento della propria attività al solo fine della continuità dei trattamenti in corso, non debba essere soggetta alla presentazione della SCIA. Ci sembra essere uno
dei necessari adeguamenti della nostra normativa alle esigenze del mercato, naturalmente prevedendo una formazione adeguata per consigliare correttamente il cliente.
Ritengo infatti doveroso sottolineare che se vogliamo introdurre la vendita di integratori e tisane, che non abbiano effetti terapeutici, all’interno dei centri estetici, è importante tenere presente che occorre la preparazione necessaria, in considerazione del fatto che proporre un prodotto può nascondere il rischio di allergie e reazioni inaspettate, qualora non idoneo per il nostro cliente.