di Marina Beatrice Lombardi
Il tatuaggio è un fenomeno di moda molto diffuso. Oltre che essere utilizzato a fini estetici ha anche finalità correttive. Una tecnica non scevra da rischi per eseguire la quale è fondamentale essere molto ben preparati dal punto di vista tecnico e della conoscenza dei materiali. L’Università di Ferrara propone un percorso formativo per permettere ai professionisti di acquisire maggiori competenze, più che mai necessarie per questa pratica
Con un’incidenza fino al 36% nella popolazione di età inferiore ai 40 anni -come riferiscono i dati pubblicati dalla rivista scientifica inglese The Lancet: 387, 395, 2016- il tatuaggio è oggi un fenomeno molto frequente, accettato e diffuso. Mentre quello artistico è finalizzato a decorare il corpo, la dermopigmentazione è una tecnica utilizzata sia per finalità estetiche (trucco permanente, correzione di inestetismi cutanei) che mediche. In quest’ultimo caso viene utilizzata per il trattamento di aree interessate da terapie aggressive quali mastectomia, radioterapia o da particolari patologie quali vitiligine, alopecia areata.
Nonostante la diffusione della pratica del tatuaggio, mancano normative specifiche, soprattutto in merito agli inchiostri per i tatuaggi. L’assenza di regolamentazione e controllo armonizzato sugli inchiostri e le procedure di esecuzione del tatuaggio risulta essere particolarmente critica perché con la diffusione del numero di individui tatuati aumentano anche i potenziali rischi e complicazioni per la salute umana che comprendono essenzialmente:
- Rischio infettivo (infezioni batteriche dovute a contaminazione dei prodotti, mancanza di asepsi e inadeguatezza delle condizioni igieniche dei locali)
- Rischio chimico dovuto alla esposizione prolungata a sostanze tossiche presenti negli inchiostri, impurezze dei pigmenti e loro prodotti di degradazione. Sebbene questo sia in genere più difficile da diagnosticare rispetto alle infezioni batteriche o virali, in quanto include effetti cronici quali manifestazioni allergiche e malattie cutanee, rappresenta la percentuale maggiore di effetti indesiderati attribuiti alla pratica del tatuaggio. È recente (27 marzo 2019) la notizia apparsa sulla stampa nazionale del ritiro di 9 inchiostri da parte del Ministero della salute poiché contenevano impurezze ritenute cancerogene e allergeniche.
Risulta quindi particolarmente importante approfondire la conoscenza dei diversi aspetti che caratterizzano questa tecnica basata sull’introduzione intradermica di inchiostri, contenenti pigmenti di colori diversi, mediante aghi o taglienti attraverso una più accurata formazione degli operatori che eseguono tali attività.