di Rosanna Bassi
Innovazione, qualità e sicurezza dei prodotti, digitalizzazione e costanti investimenti da parte delle imprese, sono le chiavi di lettura che permettono di capire perchè il settore beauty sia in continua crescita. Tra gli obbiettivi di Cosmetica Italia quello di supportare e valorizzare la cultura del cosmetico e il know how delle aziende. Ne parliamo con Renato Ancorotti, presidente dell’associazione.
Si è svolta a Milano, lo scorso 27 giugno l’assemblea di Cosmetica Italia nella quale, come consuetudine, sono stati presentati i dati del Beauty Report 2019. Sostanzialmente si conferma la rilevanza del settore cosmetico nel panorama del Made in Italy. Ci parla dei valori di questa continua crescita?
I dati sono una riconferma che il settore cosmetico è uno dei fiori all’occhiello del Made in Italy con un fatturato di 11,4 miliardi di euro (+2,1% rispetto al 2017), di cui il 42% destinato all’export, che a sua volta ha generato un saldo commerciale positivo di oltre 2,7 miliardi di euro. Un risultato di cui andiamo molto orgogliosi. Il nostro è un comparto che riesce a crescere anche quando il ciclo economico diventa negativo.
Una case history virtuosa nel panorama manifatturiero italiano. Quali sono gli elementi che hanno permesso lo sviluppo del comparto?
Competitività della filiera, dinamiche di investimento, capacità di tenuta e qualificazione professionale, rendono unica l’industria cosmetica italiana. Questo comparto è pieno di capitani coraggiosi. È una classe di imprenditori che crede fortemente nella crescita del settore e non ha mai smesso di investire. Sono piccole e medie aziende di grande valore che hanno fatto di qualità e sicurezza il loro focus.
Qual è l’impegno di Cosmetica Italia verso il settore?
Tre sono le parole chiave sulle quali stiamo lavorando per sostenere le aziende: reputazione, rappresentanza e in ternazionalizzazione. Per quel che riguarda la reputazione, al di là dei fatturati positivi che esprime il settore, siamo fermamente convinti del valore intrinseco del cosmetico. Un prodotto che entra ogni giorno nella routine di bellezza di tutte le persone e ha una valenza sociale. Per questo crediamo vada supportata una cultura del cosmetico a tutti i livelli, istituzioni comprese.
Con il termine rappresentanza sottolineiamo il nostro impegno costante nel sostenere le aziende associate e presentare l’associazione nel modo più corretto agli stakeholder. Oggi siamo arrivati ad avere 550 aziende associate, aprendo a tutta la filiera, dalle materie prime, passando al packaging per arrivare al prodotto finito.
Infine l’internazionalizzazione. Come abbiamo visto dai dati, il nostro settore esprime grandi risultati anche all’estero e questo sta a sottolineare una volta di più l’indiscusso valore e apprezzamento dei prodotti cosmetici italiani nel mondo. Anche in questo caso il nostro massimo impegno è nella valorizzazione del know how delle imprese.
Innovazione e digitalizzazione, come si esprimono nel concreto?
Il tema dell’innovazione è certamente molto sentito. La digitalizzazione, nello specifico, è in grado di dare un contributo importante a livello di efficienza e di competitività dell’impresa proprio grazie all’interconnessione di impianti, persone e informazioni. Molte aziende hanno già investito sulla digitalizzazione, avviando un processo destinato a trasformare l’intera gestione, dalle modalità organizzative al profilo delle risorse umane, dagli investimenti allo stesso modello di business.
In questi ultimi anni sono cambiati anche gli atteggiamenti e le modalità di fruizione di prodotti e servizi da parte dei consumatori. La ricerca ha evidenziato un “meccanismo di rispecchiamento” che è diventato un elemento strutturale di forza del settore. Cosa significa?
Capire e interpretare i bisogni del consumatore è davvero complicato. Se una volta il prodotto che
veniva immesso sul mercato aveva una sua identità e la manteneva per moltissimi anni, oggi questo è molto più difficile da ottenere. Il consumatore è più curioso e attratto dallo sperimentare. Le imprese cosmetiche hanno dimostrato di essere reattive, attivando un legame straordinariamente stretto con la cultura, i comportamenti, gli atteggiamenti e persino gli umori dei consumatori consolidando un meccanismo di rispecchiamento ed empatia. Una profonda e continua sintonia autoregolata tra produttori e consumatori, che non trova facili riscontri in altri settori industriali.
La sostenibilità è un altro grande tema nel dialogo con il consumatore. Qual è la percezione attuale di un cosmetico green da parte dell’end user e quali sono le attese?
Anche questo è un discorso articolato: termini come “sostenibilità” e “green” sono ormai entrati nel linguaggio quotidiano. Il consumatore è sempre più attento a queste tematiche ed è disposto a pagare di più per prodotti che abbiano queste caratteristiche. Tuttavia, la percezione di prodotto green da parte del consumatore non sempre è chiara: capita che vengano mescolati il concetto di connotazione naturale del cosmetico con quello di impatto ambientale. Quindi oltre a sviluppare formule e prodotti innovativi che riducano il consumo di risorse naturali ed i relativi impatti ambientali è molto importante fare cultura.
Tendenze per il futuro?
Viviamo in una società multietnica, pertanto per il futuro vedo una cosmesi molto più democratica, con prodotti che possano essere utilizzati da tutte le persone.