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Fare la cosa giusta per sé stesse non è facile

di Laura Satta

La violenza sulle donne nel nostro paese è ampiamente sottovalutata, nei numeri, nell’incidenza sociale e nelle conseguenze deleterie che porta con sé.

Quello di cui discutiamo tutti i giorni, i casi di cronaca che vengono trattati, la notizia al telegiornale, beh, quella è soltanto la punta di un gigantesco iceberg: la parte più consistente, quella più drammatica, è ancora nascosta.

C’è un’alta probabilità che tu, proprio tu che stai leggendo, possa essere una delle quasi sette milioni di donne che ha subito, nel corso della vita, una qualche forma di violenza fisica, sessuale o psicologica. Forse l’hai subita nel passato e il ricordo è seppellito; magari, invece, la continui a vivere tutti i giorni. Ti guardi allo specchio e ti dici che uno schiaffo, o un calcio, o un pugno, non hanno nulla a che vedere con i maltrattamenti veri, perché quelli sono ben altro. Nel tuo immaginario pensi alla donna con i denti rotti dal marito, con gli occhi neri, con un braccio fratturato, ci pensi e ti senti salva, non vuoi appartenere alla “categoria” insomma e convincerti di ciò ti fa sentire molto meglio. Quello che ignori, quello di cui sei forse certa, è che queste siano categorie destinate a rimanere separate per sempre.

Quanto ti sbagli, bambina.

Quanto ti stai sbagliando quando pensi che lo schiaffo rimarrà soltanto uno schiaffo, che un pugno farà male sempre nello stesso modo e con la stessa intensità, non di più.

C’è qualcosa di bellissimo che puoi fare per te; mette terrore, sembra un rischio inaccettabile, ma dall’altro lato della barricata c’è un mondo nuovo che ti attende. Trova un centro antiviolenza, fallo adesso, è sufficiente cercare su internet. Ti forniranno un primo consulto legale gratuito e del supporto psicologico. Essere accolti, accettati e capiti è una sensazione impagabile.

Se sei in indigenza, ti metteranno in contatto con chi potrà fornirti del cibo e del vestiario gratuito; se sei in pericolo di vita, verrà trovato un rifugio, sia per te che per i tuoi figli, se ne hai. Per accedere a tutto ciò dovrai sporgere una denuncia querela, un atto con il quale informi l’autorità giudiziaria di quello che hai subito e CHIEDI DI ESSERE AIUTATA, anche con l’applicazione di misure cautelari che ti proteggeranno dall’autore delle violenze.

Per fare ciò, affidati a un bravo avvocato, qualcuno che si occupi di violenza di genere e che sappia seguirti con la competenza che serve. Così come accade per altre professioni, non tutti gli avvocati si occupano di tutto.

Se sei vittima dei reati di: maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale, atti persecutori, riduzione in schiavitù, mutilazione degli organi genitali femminili, prostituzione e pornografia minorile, atti sessuali con minorenne, tratta di persone e acquisto di schiavi e atti sessuali in presenza di minori, la legge dice che hai il diritto di richiedere e ottenere il patrocinio a spese dello Stato, indipendentemente dal tuo reddito. Ciò significa che tutte le attività giudiziali che il tuo avvocato svolgerà per te non le pagherai tu, ma direttamente lo Stato. Non importa se sei straniera, hai gli stessi identici diritti, e se hai problemi con l’italiano, ti verrà offerto un interprete della tua lingua.

Se ci sono conoscenti e/o amiche che sospetti possano essere vittime di violenza e maltrattamenti, HAI IL DOVERE DI PARLARNE. Anche se tu non sei la diretta interessata, puoi sporgere una denuncia. Non spetta a te andare a fondo della verità, saranno le Forze dell’Ordine a farlo, ma per muoversi devono essere notiziate. Perfino se sei minorenne, dai quattordici anni compiuti, puoi sporgere una denuncia senza l’ausilio di un genitore.

Che sia sempre più forte la paura di morire della paura di denunciare

Che sia sempre più forte la voglia di vivere per smettere di essere fantasmi.