Di Umberto Borellini, Cosmetologo
Dopo una giornata all’aperto, i prodotti doposole servono a idratare, rinfrescare e lenire la pelle, spesso arrossata dopo tante ore sotto i raggi del sole.
Dopo una giornata al sole (anche in piscina o in città), la pelle richiede idratazione e sollievo con formulazioni specifiche. Le solite creme generiche possono nutrire o idratare, ma difficilmente aiutano a sublimare la tintarella in via di acquisizione o a rinfrescare e riparare in caso di arrossamento.
LE FORMULE
Se l’epidermide della vostra cliente è secca, meglio usare formule ricche, con Aloe o Burro di Karitè, che aiutano a ripristinare il mantello idrolipidico, e attivi quali Betaina o Ialuronico. La presenza di agenti rinfrescanti come il Mentolo aiuta a sentire meno il fastidio della pelle arrossata, soprattutto a inizio estate, quando i melanociti non sono ancora al top. Consigliata anche la presenza di antiossidanti come la Vitamina E, il Pantenolo e oli vegetali dermoaffini (Sesamo, Avocado, Jojoba, Soia, Cotone, Argan e molti altri) dalle virtù elasticizzanti e restitutive. Inoltre, anche l’olio di Carota o di Noce contribuisce a sublimare e prolungare la tintarella, insieme a derivati lenitivi come il Bisabololo e la Calendula. Dato che la pelle è già messa a dura prova, meglio selezionare creme con pochi allergeni, senz’alcol, con un’elevata concentrazione di attivi di origine naturale e zero petrolati occlusivi e comedogenici.
L’approccio professionale deve sempre partire da basi solide scientificamente validate, ecco perché è importante conoscere la fotobiologia.
L’abbronzatura si può definire come un danno causato da un’aggressione esterna dalla quale le cellule hanno cercato di difendersi. L’eccessiva esposizione ai raggi solari provoca un’infiammazione della pelle (eritemi e scottature) seguita dalla produzione di un particolare pigmento naturale chiamato Melanina e dall’ispessimento dell’epidermide. La Melanina è una proteina che ha la funzione di proteggere la cute dai raggi UV e per farlo colora la pelle, abbronzandola. Questa proteina viene prodotta negli strati più profondi dell’epidermide in particolari cellule chiamate Melanociti, che la cedono gradualmente agli strati superiori della pelle. Ma in realtà dovremmo parlare al plurale: infatti le melanine sono diverse e sono divise in due gruppi principali: le Eumelanine, scure, tendenti al marrone e al nero e le Feomelanine che tendono al rosso-giallo. Entrambe derivano dall’aminoacido Tirosina, ma le prime proteggono dagli UV, mentre le seconde ne sono incapaci. La Melanina, quella buona è in grado di trasformare l’energia, assorbendo Fotoni, Elettroni, Radicali Liberi e Ros (reactive oxygene species), contribuendo anche alla termoregolazione cutanea. I raggi UV riducono le difese naturali della pelle e vanno utilizzati prodotti con ingredienti specifici, in grado di potenziare le funzioni protettive nei confronti dei raggi solari con strategie formulative di alto spessore scientifico. Spesso anche con un approccio che coniuga dermatologia e sensorialità, razionalità e piacere.
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LIMITARE I DANNI
I danni strutturali da eccessive esposizioni possono evidenziarsi sui lipidi insaturi presenti nella pelle, provocando perossidazione a livello delle membrane cellulari:
– Sulle proteine del derma provocano cross linking e glicazione (una sorta di caramellizzazione dei tessuti del derma) con conseguente comparsa di rughe profonde;
– Sul DNA causano frammentazione della doppia elica che lo caratterizza.
Parole un po’ difficili, ma che spiegano come i danni cutanei siano sempre di tipo biochimico e biologico. Ecco perché è importante affidarsi a formulazioni razionali, dove i protagonisti non siano soltanto i filtri, ma un” pool” di ingredienti che agiscano a 360°. Il doposole deve essere lenitivo, idratante e antiage, formulato con vitamine lipo e idrosolubili, estratti botanici, idratanti e lenitivi, antiossidanti e antiradicalici, oli vegetali restituivi, filmogeni e traspiranti.