Speciale Obiettivo Benessere
Esploriamo, alla luce della PsicoNeuroEndocrinoImmunologia (PNEI), i legami e le connessioni tra estetica e benessere, per conoscere e apprezzare sempre più la straordinaria complessità del sistema mente-corpo.
Tutti abbiamo sentito dire ormai molte volte che bellezza e benessere sono due lati di una stessa medaglia e l’esperienza di chi con la bellezza ci lavora – dall’estetista al dermatologo, dal medico estetico al cosmetologo – lo confermano pienamente, anche se a volte ne sfuggono le motivazioni e le connessioni. Riprendendo una famosa affermazione di Schiller: “physical beauty is the sign of an inner spiritual and moral beauty”, ovvero la bellezza fisica come segno di una più profonda bellezza morale e spirituale – e quindi di ciò che, almeno in parte, è definibile come benessere – potremmo innanzitutto chiederci quali siano i collegamenti tra bellezza e benessere e chi definisca cosa possa essere considerato bello e cosa no. L’argomento merita diverse riflessioni, a partire dal senso stesso della bellezza, della sua importanza per la definizione del sé, dei suoi confini e delle interazioni con l’ambiente, del ruolo del processo stesso nella sua soggettività e al tempo stesso come valore universale, nonché della funzione di riconciliazione e di deframmentazione della propria identità.
Molto più di quanto potrebbe, seppur superficialmente, essere ricondotto alla semplice necessità di apparire in una società sempre più profondamente interconnessa e orientata al mostrarsi e al confrontarsi, tra pari o per modelli, anche tramite social network e realtà più o meno virtuali. Necessità comunque tutt’altro che trascurabile, in quanto si tratta di una delle principali modalità con cui, soprattutto gli adolescenti, si costruiscono, analizzano, elaborano e vivono la propria identità corporea, auspicabilmente in una logica di orientamento positivo, nel reale e nella dimensione “virtuale”. Rivolgendoci a quelle che potremmo intendere come le principali manifestazioni fisiche del bello, dobbiamo, in primo luogo, concentrarci su forme, cromie, odori e strutture che sono in tutto e per tutto delineati dalla pelle e dal come ci appare, sia per le componenti più superficiali, e quindi l’epidermide, ma anche i suoi annessi e secreti, fino al derma e all’ipoderma, per quanto riguarda rughe, smagliature, elasticità, adipe, cellulite e moltissimi altri inestetismi che, nell’insieme, rappresentano la componente estetica del fenotipo che ne determina una corrispondenza più o meno fedele ai cosiddetti “canoni di bellezza”.
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Volendo esplorare alcune di queste dimensioni alla luce del paradigma della PsicoNeuroEndo-crinoImmunologia (PNEI) – il solo che ci permetta di cogliere la complessità della visione d’insieme senza però trascurare il valore di ogni particolare – il nostro punto di partenza non può essere altro che l’organo pelle, che sappiamo essere un vero e proprio organo neuro-endocrino, nonché il protagonista di uno dei sensi più straordinari e al contempo sconosciuti: il tatto. Iniziando dal lato endocrino, molti sono gli ormoni prodotti a livello cutaneo e, spesso, la regolazione di questi processi è controllata da ipofisi e ipotalamo. Per fare un esempio, è per effetto di fattori stressogeni – come le radiazioni ultraviolette – che vengono stimolate molte reazioni nei cheratinociti, quali la produzione di eumelanina, pro-opiomelanocortina (POMC), dopamina e sostanze oppioidi e β-endorfine. La pelle ha quindi un omologo dell’asse ipota- lamo-ipofisi-surrene e viene inoltre prodotto un ormone di rilascio della corticotropina che reagisce con i suoi recettori cutanei, portando tra l’altro ad aumentare la permeabilità vascolare o a indurre la differenziazione dei cheratinociti.
La ghiandola sebacea, poi, è target del testosterone che, per effetto della 5-α-reduttasi viene ridotto a di-idrotestosterone, metabolita attivo sulla produzione del sebo, contribuendo così a retro-regolare il livello complessivo di ormoni steroidei circolante. Tutto questo è già di per sé sufficiente a rimettere un po’ in discussione la visione classica dell’apparato tegumentario come solo strumento di rivestimento e difesa, a partire dal ruolo estremamente dinamico dei cheratinociti. Queste cellule infatti, non sono solo deputate a porre le basi di tutto il pur complesso sistema protettivo e di barriera – generando il medium, ovvero il cemento intercorneocitario in cui si troveranno inglobati i corneociti – ma provvedono anche a Fattore di Idratazione Naturale (NMF) e film idrolipoproteico di superficie, che sono decisamente fonda- mentali per la struttura biochimica della cute, la sua rispondenza alle esigenze di equilibrio elettrochimico (pH), mantenimento dell’idratazione e regolazione indiretta della perdita d’acqua transepidermica (perspiratio insensibilis o TEWL), in una parola al suo equilibrio omeostatico.