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Cosmetici e sostenibilità: le nuove direttive UE contro il greenwashing

Negli ultimi anni, il fenomeno del greenwashing, ovvero l’esagerazione o travisamento di un’affermazione non verificabile, irrilevante o semplicemente falsa (es. cosmetico “naturale” o “biologico”), ha assunto un ruolo sempre più centrale nelle discussioni normative, con l’intento di contrastare pratiche ingannevoli che minano la fiducia dei consumatori e ostacolano una reale transizione verso la sostenibilità.

Mark Smith - Direttore Generale Natrue

Parliamo con Mark Smith – Direttore generale Natrue

Oggi, in Europa, sono due le direttive di riferimento che stabiliscono regole specifiche per le dichiarazioni ambientali delle aziende, imponendo trasparenza e chiarezza: la Direttiva (UE) 2024/825 e la Direttiva sulle dichiarazioni ambientali esplicite, anche nota come Green Claims Directive. Si tratta di misure che intendono proteggere gli utenti, assicurando che le dichiarazioni sui prodotti siano verificate e credibili, favorendo una concorrenza leale e promuovendo un cambiamento positivo verso una maggiore sostenibilità a livello globale. In particolare, la Direttiva (UE) 2024/825, che è entrata in vigore il 27 marzo 2024 e sarà applicata dagli Stati membri europei a partire dal 27 settembre 2026, modifica la precedente normativa sulle pratiche commerciali sleali (UCPD) con l’obiettivo di consolidare la lotta al greenwashing. Introduce variazioni significative agli articoli 6 e 7, che riguardano le principali caratteristiche di un prodotto e regolano rispettivamente le azioni, le affermazioni ambientali non verificate e le omissioni ingannevoli, ampliando l’elenco delle pratiche vietate (Allegato I o “blacklist”). Tra le novità più rilevanti per i cosmetici naturali e biologici spicca il divieto di: • dichiarazioni ambientali generiche come “biodegradabile” o “ a base di ingredienti biologici “, prive di adeguata verifica; • dichiarazioni che attribuiscono caratteristiche ambientali all’intero prodotto quando si riferiscono invece solo a un aspetto specifico; • utilizzo di etichette di sostenibilità volontarie che non siano basate su criteri di certificazione indipendenti o approvati da autorità pubbliche. 

Green claims directive: precisione e verificabilità

La Green Claims Directive, che è ancora in fase di discussione tra le istituzioni europee, stabilisce requisiti rigorosi per le dichiarazioni esplicite sull’impatto ambientale per ogni prodotto venduto al consumatore (B2C). La direttiva mira a contrastare il greenwashing imponendo alle aziende di supportare tutti i claim con dati scientifici affidabili e verificabili.

Il Consiglio ha proposto, tuttavia, una procedura semplificata per alcune categorie di prodotti, che potrebbero essere esentate dalla verifica complessa. In questo modo, la direttiva punta a proteggere i consumatori e a promuovere pratiche aziendali più sostenibili.

Le due direttive si integrano con altre iniziative del Green Deal Europeo, tra cui i regolamenti recentemente pubblicati sul design ecologico e del packaging (ESPR e PPWR). Questo approccio olistico ha l’obiettivo di promuovere una reale transizione verso un’economia circolare, garantendo la sostenibilità lungo l’intera catena di valore. Per i produttori di cosmetici, queste normative rappresentano una sfida significativa, ma anche una concreta opportunità. La crescente attenzione alla tracciabilità delle materie prime e all’adozione di pratiche etiche e sostenibili impone un adeguamento che favorisce trasparenza e innovazione. In questo contesto, marchi di tutela affidabili come Natrue, basati su disciplinari di certificazione rigorosi, avranno un ruolo sempre più fondamentale nel consolidare la fiducia dei consumatori. L’Europa non è sola in questa battaglia. Anche il Regno Unito, gli Stati Uniti, il Canada e l’India hanno adottato normative simili per contrastare il greenwashing, dimostrando una convergenza globale verso la tutela dei consumatori e la promozione della sostenibilità. Nonostante differenze nelle modalità di verifica e nei requisiti di certificazione, l’obiettivo comune è chiaro: garantire che le affermazioni ambientali siano affidabili, trasparenti e verificabili

 Ogni dichiarazione ambientale dovrà essere sottoposta a una verifica preventiva, garantendo così trasparenza e autenticità.

Il futuro della sostenibilità nelle dichiarazioni ambientali

Con l’applicazione delle nuove direttive, le imprese dovranno quindi rivedere i loro processi operativi, assicurandosi che ogni dichiarazione sia supportata da solide basi scientifiche. Questa transizione non è solo un obbligo normativo, ma un’opportunità per rispondere alle esigenze green dei consumatori e promuovere una crescita sostenibile. Un equilibrio tra ambizioni ambientali e sostenibilità economica sarà essenziale per il successo di queste iniziative. Con un approccio normativo sempre più rigoroso, la lotta al greenwashing si configura come un pilastro fondamentale per costruire un futuro realmente sostenibile.

Per info: www.natrue.org/it/