Collaborazione: il segreto dell’innovazione. Dai Focus Group all’Open Innovation, dal Crowdsourcing alle Community, la collaborazione non è solo un’opzione, ma una vera strategia di crescita.
Quanto conta, oggi, poter essere protagoniste delle proprie scelte imprenditoriali? Ci troviamo indubbiamente in un mondo sempre più competitivo, in cui l’attenzione, non solo il tempo, delle persone è il bene più prezioso, e in cui l’insoddisfazione del cliente può propagarsi, letteralmente, alla velocità della luce tra recensioni, social media e chat più o meno private
La soddisfazione del cliente – che è un precario equilibrio tra le sue aspettative, il risultato raggiunto e la nostra capacità di mostrarglielo, documentandolo e oggettivandolo, il prezzo e, della massima importanza, l’esperienza di consumo nel suo complesso, e quindi tutte le componenti di servizio, metodica e relazione – deve essere il nostro obiettivo principale, deve guidare ogni nostra azione, dalla più piccola alla più grande! Proprio per questo diventa di fondamentale importanza avere il controllo della nostra attività, sia dal punto di vista tecnico che della comunicazione, usando con cura e opportunità le carte dell’innovazione, della qualità e della performance. Come prima cosa è necessario separare la vera innovazione, quella che porta un miglioramento per le persone, dall’uso, anzi dall’abuso, che se ne fa per ragioni commerciali e di comunicazione; fatto così comune in mondi marketing intensive come il nostro, in cui quasi ogni novità di prodotto è “rivoluzionaria”, pur essendo sostanzialmente la stessa che altri marchi propongono o hanno già proposto, con un banale rimescolamento di alcuni fattori tecnici e, perlopiù, di comunicazione. È vero inoltre che la differenza la facciamo solo quando l’innovazione introduce un reale miglioramento per le persone.
Il primo, più semplice e diffuso, è la partecipazione ai cosiddetti Focus Group, ovvero iniziative in cui l’azienda produttrice coinvolge nel processo valutativo di metodiche e prodotti un certo numero di estetiste, e talvolta anche di clienti finali, valutando con loro procedure e performance, per poi correggerle e svilupparle secondo le indicazioni ricevute. Le aziende usano da sempre i Focus Group per affinare lo sviluppo di un prodotto o di una metodica e di solito costituiscono questi gruppi con piccoli numeri di professioniste e consumatori addestrandoli all’uso dei diversi metodi operativi. Un’altra possibilità, sempre più diffusa, è la partecipazione alle varie Community aziendali, più o meno attive e interessanti, cercando di condividere con le colleghe che hanno scelto lo stesso marchio, le proprie idee e critiche a prodotti e metodiche, stimolando così, si spera, una reazione da parte dell’azienda. È uno strumento non sempre efficace, soprattutto con le aziende più tradizionali, spesso troppo ancorate all’idea che il prodotto è il loro e che il cliente, che non conosce tutti gli aspetti tecnologici, produttivi, economici e commerciali, deve comprare e, possibilmente, non disturbare.
L’innovazione, che può essere culturale, scientifica, tecnologica o metodologica, non può essere invece solo apparenza, perché troppo facile da smascherare e incapace di fare la differenza.
La vera rivoluzione poi viene con la possibilità (che, in verità, pochissime aziende offrono) di partecipare a tutto o a gran parte del processo creativo e di sviluppo di prodotti e metodiche, condividendo con clienti e utilizzatori conoscenze, idee e opportunità per arrivare alla realizzazione per gradi e secondo specifiche modalità di quanto ideato, promuovendone poi testing, sviluppo e perfezionamento. Per farvi un esempio concreto e che conosco bene, è la filosofia, detta Open Innovation, che ha guidato e guida tuttora l’attività di Beautycians SpA; l’azienda è una Public Company, che riunisce oltre 150 estetiste azioniste, che decidono in autonomia prodotti, metodiche, comunicazione e persino i prezzi di vendita! Open Innovation è aprirsi, al proprio interno e all’esterno, per meglio trovare e implementare l’innovazione reale, quella che porta ad un miglioramento per le persone, sia in termini di efficacia che di qualità del lavoro e della vita.
Si parla di Crowdsourcing infine quando, attraverso le Community, i social media e altri strumenti più o meno dedicati, clienti e altri soggetti coinvolti nell’uso di un certo prodotto (spesso si tratta di molte persone) collaborano, anche se in maniera non necessariamente coordinata e univoca, al suo sviluppo e affinamento. È vero quindi, in conclusione, che per chi ha colto l’opportunità di investire una piccola parte del proprio tempo per costruire i propri strumenti di lavoro, assumendone un maggiore controllo, c’è la possibilità di fare la differenza, anche e soprattutto agli occhi dei propri clienti, senza assumersi la paternità di improbabili linee su misura a proprio marchio, ma valorizzando professionalità e competenze