– DI RITA RIZZI
“Halal”, ovvero lecito in lingua araba, delinea tutto ciò che secondo le regole religiose è considerato idoneo ad essere consumato. Al contrario, ciò che è “haram” indica ogni tipo di ingrediente/sostanza non lecita secondo quanto stabilito dal Corano e dalla Sunna.
Questa breve premessa sul significato della parola Halal motiva la grande attenzione che il consumatore musulmano ripone in fase di acquisto di prodotti alimentari, cosmetici, farmaceutici e molto altro ancora, optando solo per tutto ciò che è stato realizzato in modo tale da non offendere la morale religiosa. La parola Halal è più frequentemente associata ai prodotti alimentari, ma si applica a tutte le categorie di prodotti (e servizi) utilizzati dai musulmani.
I prodotti per la cura della pelle Halal sono qualcosa di più di semplici prodotti che escludono i componenti Haram (proibiti) come alcool e derivati di origine suina. L’impiego di dermocosmetici Halal fa parte di uno stile di vita Halal, che rispecchia la propensione di essere in equilibrio con l’ambiente e con tutti gli esseri viventi.
Fino a questo momento, della cosmesi Halal si occupavano soprattutto brand di nicchia, per la maggior parte si trattava di realtà locali, ma da qualche anno anche le multinazionali del beauty si sono aperte a questo segmento
Il Made in Italy viene sempre più apprezzato dai mercati del medio Oriente e del Far East, in particolare per alcune categorie di prodotti cosmetici; il mercato del cosmetico certificato Halal non è affatto un fenomeno di nicchia: cresce infatti con un tasso del 12% annuo da 5 anni nel mondo, trainato da nuove normative internazionali e da una sempre maggiore attenzione della consumatrice musulmana, sempre più informata e consapevole che anche la pelle può assorbire sostanze illecite (come acidi grassi derivati dal maiale, gelatina, alcool o altri ingredienti non leciti o Haram) ed è pertanto importante tenerne conto nell’applicazione quotidiana di cosmetici.
Conseguire la certificazione Halal comporta un lungo lavoro a monte che coinvolge tutti i comparti dell’azienda: la ricerca e sviluppo, l’ufficio acquisti, l’ufficio marketing, il team dei grafici; nessuno è escluso dall’iter di certificazione.
Generalmente si inizia da una disamina minuziosa di ogni ingrediente impiegato, per assicurarsi che già in fase formulativa gli ingredienti siano ammessi. È quindi necessario monitorare ogni materia prima, richiedendone la certificazione Halal al fornitore. Nel percorso di certificazione occorre anche dare informazioni sul flow chart delle materie prime, e rendicontare tutte le documentazioni ad esse relative.
Un aspetto importante è anche quello relativo agli ausiliari delle pulizie, che in un’azienda cosmetica sono cruciali. Ecco, quindi, la necessità di reperire sanitizzanti e detergenti Halal compliant. Un altro aspetto da non trascurare è inerente alle schede tecniche dei materiali di imballaggio, sia del primario, sia del secondario, che vengono considerati importanti quanto le materie prime. Anche i trasporti sia delle materie prime, sia dei materiali di imballaggio rappresentano punti cardine: occorre assicurarsi, ad esempio, che il veicolo non abbia trasportato suini o derivati prima di caricare le materie prime destinate alla produzione Halal. Bisogna anche assicurarsi di aver eseguito il processo di sanificazione del veicolo prima del carico in entrata, richiedendo un certificato di pulizia speciale per ogni carico e mantenere traccia e dati sulle ultime tre operazioni di trasporto prima della spedizione.
È importante assicurarsi che il disinfettante utilizzato non contenga prodotti di origine animale, in particolare di origine suina e/o alcool etilico. Anche il magazzino ha le sue regole: le materie prime Halal sono stoccate e catalogate in maniera puntuale e precisa per evitare contaminazioni con quelle non certificate. Il dipartimento di produzione è tenuto ad eliminare la contaminazione incrociata e/o ambientale delle sostanze coinvolte nei processi produttivi dei prodotti certificati Halal con quelli non certificati. L’area dei prodotti finiti deve essere dedicata e contrassegnata.
Per concludere, la società che produce Halal è tenuta a sviluppare il Manuale di qualità Halal entro tre mesi dall’emissione del certificato Halal. Questo manuale deve includere una descrizione del processo di produzione, le precauzioni da adottare in azienda e le attività operative da svolgere in tutti i reparti aziendali, al fine di garantire il mantenimento dello stato Halal dei prodotti certificati ed evitare qualsiasi rischio di contaminazione.
Il processo di acquisizione di questo tipo di certificazione è quindi molto complesso, e anche costoso, perché significa strutturare un gruppo di coordinamento Halal coinvolgendo i responsabili delle varie aree e dipartimenti coinvolti nella produzione Halal. Questa certificazione rappresenta – a mio avviso – un ottimo trampolino di lancio per i paesi a forte compagine musulmana, sempre più attenta a ciò che riguarda il loro stile vita.