Umberto Borellini, cosmetologo, ci parla nell’ultimo numero di Mabella di transizione ecologica, filiera produttiva pulita, ecosostenibilità e circolarità.
Evoluzione ecologica
Da formulatore sostengo sia le virtù dermo-ecocompatibili che quelle eco-equosolidali di numerosi ingredienti che stanno facendo risaltare l’antica accezione di “bellezza e bontà” così come volevano gli antichi greci. Sono quindi sempre più interessanti molti ingredienti proposti dai fornitori di materie prime, sensibili a questa evoluzione ecologica: penso al burro di Karitè, preziosa fonte di frazione insaponificabile, raccolto e spedito direttamente alle industrie da cooperative contadine africane, la Mica con certificazione del rispetto del lavoro minorile, oppure a oli e burri coltivati in colture non deforestanti e ancora molti altri esempi potrei citare. Mi riferisco, per esempio, al Caffè (grani, fondi esausti), ai pomodori (polpa, bucce e semi), alle olive (acqua di frantoio, foglie), all’Uva (graspi e vinacce), gli agrumi (soprattutto le bucce, ma anche foglie e semi), alle carote e ai carciofi, oggi usati in alimentazione e recuperati come scarti (bucce e gambi), dai mercati ortofrutticoli.
Eccellenza italiana
L’industria italiana è quindi già un modello di eccellenza riconosciuto in questo senso, anche a livello di packaging. Credo che si potrebbe fare ancora di più contribuendo a sensibilizzare i consumatori a essere più rispettosi, magari facendo vedere le isole di plastica che galleggiano negli oceani, o altri obbrobri post-industriali. Scarti che non sono da ascrivere ai produttori di cosmetici, che invece si stanno concretamente impegnando contro orde di INCI-vili che lasciano gli arenili con migliaia di bottigliette, tubetti e flaconi abbandonati. O come ancora la schiuma di prodotti per l’igiene che spesso vengono utilizzati durante docce a pochi metri dalla riva, quando dovrebbero giustamente andare dello scarico della doccia di casa. Noi (cosmetologi e produttori) i prodotti cosmetici li pensiamo e produciamo già molto buoni, e i dati export dell’industria italiana lo dimostrano. Adesso però buoni devono essere i consumatori, e l’industria cosmetica ha il compito di educare attraverso concetti “cosm-etici”, campagne in grado di dimostrare e far capire l’importanza dell’educazione civica, del rispetto per la natura e per l’ambiente che ci circonda.
Less is more
Less is More è l’approccio minimalista alla cosmetica, quello che mette a “dieta” la pelle da prodotti superflui e scegliendo, tra questi, quelli che vantano un INCI più corto, ma di qualità: formule con pochi ingredienti altamente selezionati, in prevalenza di origine naturale e più puri. Grandi supporter della tendenza è la Generazione Y quella fascia di popolazione femminile che va dai 18 ai 35 anni, dove più del 60% conosce perfettamente quali ingredienti evitare nella beauty routine e pretende il naturale ad alte performance, soprattutto nella skincare, a cui ricorre molto più precocemente delle loro madri. […]