Sull’ adolescenza troviamo canzoni, romanzi, film e serie tv, segno di quanto gli adulti siano legati a quella fase della vita caratterizzata da tappe evolutive determinanti. Di adolescenza si parla molto, sarà perché i fatti di cronaca ci portano a guardarla con attenzione oppure, forse, vi è una maggiore consapevolezza sull’importanza di quegli anni nello sviluppo della personalità.
Diversi ambiti della conoscenza umana si sono rivolti all’adolescenza cercando di offrirne un contributo peculiare. Ma da un punto di vista biologico, psicologico e relazionale che cosa intendiamo per adolescenza?
tanley Hall (psicologo americano) in un trattato scientifico pubblicato nel 1904 per la prima volta ha puntato i riflettori sull’adolescenza, definendola come epoca cruciale dell’esistenza umana, caratterizzata da un funzionamento psicologico differente rispetto al bambino, fatto da maggiore introspezione e autoesplorazione e diverso dal funzionamento adulto. Hall per primo riconosce all’adolescenza uno status vero e proprio.
L’adolescenza dal punto di vista biologico è segnata da trasformazioni fisiologiche che conducono il corpo fanciullo verso la maturazione sessuale. L’insieme dei cambiamenti corporei che osserviamo in questa fase, prendono il nome di pubertà. La pubertà precede l’adolescenza in senso stretto e sancisce la fine della fanciullezza e il passaggio all’adolescenza. Lo sviluppo puberale consiste in una rapida crescita che riguarda tutti i sistemi corporei, le funzioni cerebrali e lo sviluppo cognitivo. I cambiamenti caratteristici della pubertà sono guidati dal sistema endocrino. Le gonadotropine (ormone luteinizzante LH e ormone follicolostimolante FSH) sono le responsabili dei cambiamenti corporei e dello sviluppo cerebrale in età puberale. Le gonadotropine guidano la maturazione degli organi riproduttivi, delle ghiandole sessuali fino allo sviluppo delle caratteristiche sessuali principali e secondarie. I tempi dello sviluppo, come sappiamo, sono differenti per le femmine e i maschi. La pubertà nelle femmine inizia prima dei 10 anni e si conclude intorno ai 13, mentre nei maschi ha inizio verso gli 11 anni e termina verso i 14 anni.
Sotto la tempesta ormonale che è necessaria dal punto di vista fisiologico, assistiamo anche a tutti i cambiamenti comportamentali che sono tipici di questa fase. In questo momento vi è un maggiore sviluppo del sistema limbico (regione cerebrale che regola il funzionamento emotivo) mentre sono meno sviluppate le aree cerebrali deputate all’inibizione del comportamento impulsivo e responsabili del controllo dell’attenzione e concentrazione. Quindi da un lato una maggiore reattività emotiva e minore capacità di regolazione e gestione delle emozioni e degli impulsi, portano a manifestazioni comportamentali che appaiono eccessive.
Di frequente i nostri ragazzi ci appaiono di umore altalenante, suscettibili, apatici e stanchi.
I cambiamenti corporei sono repentini e incontrollabili, il risultato più evidente, soprattutto tra i 10 e i 14 anni, è quello di un corpo disarmonico che può diventare ragione di preoccupazione o addirittura angoscia per i ragazzi che non si riconoscono in quel corpo diverso.
Il gruppo dei pari e i modelli estetici ai quali sono esposti principalmente sui social media sono il metro di confronto, offrono spunti attraverso i quali definire il proprio corpo come piacevole o sgradevole. In una fase della vita, delicata, fatta da esperienze emotive forti e ingestibili, è facile che la percezione di un corpo sgradevole e il disagio che ne consegue diventi estrema.
Gli adulti di riferimento, tanto quanto i ragazzi, fanno i conti con la fine della fanciullezza, e questo non è mai facile da accettare. Ma gli adulti hanno il compito di sostenere, ascoltare e condividere con i ragazzi. Nonostante l’atteggiamento evitante e scontroso, mai come in questa fase la presenza di un adulto che ascolti e dia riconoscimenti è fondamentale. È necessario sempre parlarne di quello che accade al corpo, dei cambiamenti e delle preoccupazioni a esso legate, parlare delle emozioni, dei sentimenti, sospendendo ogni giudizio e ogni svalutazione. È necessario dare importanza all’esperienza e ai vissuti dei ragazzi, per favorire una consapevolezza e autoregolazione delle emozioni stesse, grazie alla quale è possibile una evoluzione e un passaggio ai successivi compiti evolutivi.