A fronte di un calo generalizzato dei consumi registrato nel corso dell’ultimo anno, il cosmetico resta un prodotto indispensabile nella quotidianità, alleato per l’igiene, il benessere e la cura di sé.
Chi si occupa di cosmesi ha sicuramente sentito più volte citare il cosiddetto lipstick index. Anche a un pubblico più ampio sarà però capitato di imbattersi in questa ormai celebre definizione coniata da Leonard Lauder, sinonimo della crescita dei consumi, in periodi di crisi, di prodotti che fanno sentire bene e offrono una gratificazione, come nel caso del rossetto. Nel corso dell’ultimo anno, profondamente segnato dalla pandemia da Covid-19, il lipstick index ha trovato nuova linfa, evidenziando dinamiche diverse rispetto al tradizionale retaggio storico che ne ha accompagnato gli effetti sociologici in tempo di incertezza.
I cambiamenti nelle abitudini legate alla sfera personale e professionale dettati dall’emergenza sanitaria hanno influito sui valori e sui volumi di acquisto, ma al contempo è emerso con maggiore evidenza il ruolo sociale del cosmetico che trascende qualsiasi scenario confermando l’irrinunciabilità di questi prodotti nella quotidianità degli italiani. I gesti legati all’igiene personale si sono rivelati una prassi fondamentale per la prevenzione e il contenimento del contagio, mentre la cura di sé si è dimostrata un’arma per affrontare le pressioni anche psicologiche legate alla pandemia e alla ridotta socialità.
ANALISI DEI DATI
Osservando i dati che emergono dalla recente rilevazione curata dal Centro Studi di Cosmetica Italia, I numeri della cosmetica, è possibile approfondire le dinamiche dei consumi di cosmetici nel nostro Paese nel corso del 2020. In generale, è stato registrato un andamento negativo trasversale, ad eccezione delle famiglie di prodotto che hanno caratterizzato, e stanno contraddistinguendo, l’attraversamento della crisi da Covid-19:
i prodotti legati all’igiene corpo (+6,3%), alla cura dei capelli (+3,9%) e all’igiene orale (+1,4%). In particolare, gli andamenti più significativi in termini di crescita si sono registrati tra i saponi liquidi (+35%), i coloranti e spume coloranti per capelli (+30,4%) e i prodotti depilatori (+5,3%). Sono state invece caratterizzate dal segno meno le performance di tutte le categorie del make-up che, contrariamente all’opinione comune, non hanno registrato andamenti contrapposti tra quelli specializzati per gli occhi rispetto a quelli per le labbra. Nello specifico, il trucco viso ha avuto una contrazione del 28,9% rispetto al 2019, – 20,1% per il trucco occhi, – 30,5% per il trucco per le labbra e -23,2% per i cofanetti trucco. Per citare alcuni prodotti con spiccata negatività, i correttori guance, i fard e le terre sono calati del 28,7%, i fondotinta e le creme colorate 29%, mentre i rossetti e i lucidalabbra del 35,8%. Tra i fenomeni più evidenti rientra anche la contrazione della profumeria alcolica che ha chiuso il 2020 a -21,5%.
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Come sappiamo, le norme anti-contagio hanno avuto un forte impatto sulle modalità di acquisto con evidenti ripercussioni sui canali: basti pensare ai cali di circa 30 punti percentuali registrati dai saloni di acconciatura e dai centri estetici (interessati dalle ripetute chiusure forzate), contrapposti alla dinamica positiva delle vendite online (+42%), spinte dalla decisa accelerata registrata durante il lockdown. Analogamente, come abbiamo visto, si sono affermate nuove opzioni di consumo e formule di beauty routine che hanno rimodulato la fruizione di famiglie di prodotto tradizionali in un nuovo equilibrio che va pian piano delineandosi, attestando nonostante le contrazioni subite, l’irrinunciabilità del cosmetico.