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La protezione solare necessaria ma…

Di Elio Mignini, Direttore Generale SICC

Il primo seminario SICC del 2020 è stato dedicato ai prodotti solari, un tema di attualità e non solo per gli aspetti scientifici, ma anche per quelli legislativi.

L´importanza del prodotto solare è nota non solo agli operatori del settore cosmetico ma, grazie alle campagne informative, anche al cittadino cui si cerca di offrire un prodotto in grado di minimizzare i danni della sovraesposizione solare, che i moderni stili di vita tendono in alcuni casi ad esaltare. Durante le due giornate del seminario, sono stati ampiamente illustrati e discussi i meccanismi fisiologici e chimico-fisci che presiedono alla riduzione dei rischi di sovraesposizione al sole tramite un corretto uso di prodotti protettivi. 

Sono state considerate le varie tipologie di filtri e le normative che ne regolano l´utilizzo, mettendo a confronto i filtri inorganici (fisici) rispetto a quelli organici (chimici), le funzionalità ed i metodi di valutazione dei fattori di protezione (UVA e UVB), nonché le nuove caratteristiche che stanno emergendo come importanti e potenzialmente apprezzate dai consumatori, come la resistenza all’acqua e l’ampiamento della protezione a lunghezza d’onda diversa dagli UV, come la radiazione Infrarossa e quella visibile (Blue Light): in particolare per quest’ultimo tipo di radiazione, particolarmente rilevante nei soggetti sovraesposti ai telefonini ed agli schermi dei computer, si stanno studiando soluzioni ad hoc per limitarne i potenziali danni

In sostanza, è emersa l’opportunità di ottimizzare le capacità protettive attraverso l’impiego congiunto di sostanze filtranti, ovvero quelle che impropriamente sono definite “Filtri Chimici”, di sostanze riflettenti, in pratico quelle che altrettanto impropriamente sono definite “Filtri Fisici” e di “Booster” che potenziano le proprietà protettive dei prodotti (Prima Difesa) e di aggiungere sostanze, quali i “radical scavenger” (Seconda Difesa), che permettono di ridurre gli effetti dannosi dei radicali liberi, comunque causati da una esposizione prolungata: non si può in effetti garantire che le modalità di uso previste dai test di valutazione dei fattori di protezione vengano rispettate; in questo modo, inoltre, si riesce a ridurre la quantità totale di ingredienti, con vantaggi evidenti soprattutto per l’ambiente! E’ stato anche enfatizzato che una delle problematiche sottovalutata in passato è stata quella della fotostabilità del prodotto una volta applicato, sia perché causa di riduzione dell’effetto protettivo, che di produzione di sostanze indesiderate, potenzialmente dannose per l’organismo umano.

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La questione ambientale scatenata dalla presunta influenza di alcuni “Filtri Chimici” sulle barriere coralline è particolarmente dibattuta, oscillando fra riscontri scientifici non sempre rigorosi, fake-news “ideologiche”, e discussioni spesso filosofiche sulla priorità fra salute umana e ambiente, tanto da provocare dibattiti fra i ricercatori che finora non hanno trovato risposte adeguate. Da ultimo ci preme metter in evidenza la relazione del Dr. Silvio Pacillo, esperto di Marketing, che ha lamentato come le aziende cosmetiche, anche le multinazionali più accreditate, appaino sorde ai messaggi che arrivano in questo settore dai ricercatori, perdendo opportunità di mercato in un’area così potenzialmente fertile: basterebbe cambiare l’approccio nei riguardi del sole, che da sempre nella storia dell’uomo è stato vissuto come amico e quindi come promotore di vita e di positività, mentre le Aziende continuano a presentarlo e comunicarlo come “nemico” da cui doversi difendere. I ricercatori da questo punto di vista dovrebbero dare una mano agli uomini di marketing per studiare e proporre per il mercato prodotti pro-attivi, per massimizzare l’effetto benefico del sole, che abbiano come scopo solo secondario quello di limitare gli effetti negativi degli eccessi di esposizione, così come proposto dal gruppo di studenti degli Itinerari Cosmetici SICC nel progetto intitolato “Il Sole Amico”.

 

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