Vivendo nel cuore di un mondo scosso da differenti cicli, il nostro organismo si regola in loro funzione, come un orologio. La pelle non fa eccezione a queste leggi, e adotta ritmi diversi rinnovandosi a ritmi definiti. Lo studio di questi bioritmi temporale è stato denominato cronobiologia. Anche se la consapevolezza del tempo e la sua influenza sui vari processi risale a molti secoli fa, la cronobiologia come scienza è relativamente nuova.
Il concetto di ‘’beauty sleep” è veramente un segreto di bellezza efficacissimo: durante il riposo si eliminano migliaia di dati superflui accatastati, l’ormone della crescita raggiunge il picco massimo, mentre il cortisolo scende al minimo: si può dedurre che un buon sonno favorisca il rinnovamento cellulare, la produzione di anticorpi e il miglioramento di tutti i parametri eutrofici della pelle.
“Beauty sleep” corrisponde dunque ad un mega trattamento di bellezza. Inoltre da un recente lavoro tratto da Neurology, si evidenzia che dormire poco, danneggia il cervello poiché riduce il volume di materia grigia in precise “aree chiave” del cervello, quindi, le parietali, frontali e temporali. Pertanto oltre che rovinarsi la giornata successiva, l’insonne subisce danni anatomici.
Ecco dunque l’importanza di un sonno ristoratore. Dormire è un’arte: è importante individuare le macro e micro condizioni ideali per ottimizzare il proprio riposo.
Ad esempio il cuscino: c’è chi lo apprezza basso, ad azione “memory”, chi compatto, chi avvolgente e morbido a base di piumette, stratificato su un altro che sostiene l’arcata cervicale….Idem dicasi per materassi e coperte. L’unico suggerimento che mi sento di dare è quello di preferire tessuti naturali, una trapunta acrilica corrisponde ad una crema paraffinica che occlude senza far traspirare. Lino, lana e cotone sono amici della notte. Tessuti sintetici, rumori, luce e microclima viziato, nemici giurati.
Per chi vive in città l’insonorizzazione delle finestre rappresenta uno degli investimenti più importanti…e fiscalmente detraibile! Il cervello per rigenerarsi vuole silenzio e buio (anche per consentire alla melatonina di modulare a ritmo circadiano le sue azioni benefiche). Ciclo circadiano dal latino “circa diem” (circa un giorno) ci assicura che ogni giorno abbiamo bisogno di dormire, così come certi fiori di chiudere le corolle al tramonto…insomma il nostro orologio biologico.
Le regole del buon sonno si trovano descritte un po’ ovunque, ma forse l’abitudine a rilassarsi con un buon libro sempre appoggiato sul comodino rimane la più sensata (ad esempio: Cosmetologia di U. Borellini). Senza dimenticare altri rimedi naturali, come un bagno caldo all’essenza di melissa – considerata a tutti gli effetti una pianta ad azione “benzodiazepino-simile”-, ovvero simile agli ansiolitici da farmacia, oppure la soave
lavanda (alcuni hotel lasciano sul letto un piccolo spray all’essenza di lavanda da spruzzare sul cuscino).
Sempre valide, infine, le tisane della buona notte a base di valeriana, camomilla, passiflora, melissa e altri fiori che funzionano non perché sono naturali e buoni, ma perché contengono all’interno delle sostanze realmente sedative, che agiscono armonicamente, senza alterare biochimicamente la fisiologia dell’organismo, ma semplicemente allentando le tensioni e sfumando i pensieri.
Il più potente tra i sonniferi rimane però la televisione. Un talk show noioso ipnotizza e attira in un vortice ipnotico che batte tutti i rimedi sopradescritti. Ricordarsi però sempre la funzione “sleep” puntata a mezz’ora al massimo, per non svegliarsi nel cuore della notte con incubi “marzulliani”.
Insomma, il segreto dell’invecchiamento cellulare sta anche nel buon riposo, dato che dormire bene sembra utile per proteggere i telomeri. Ma, a cosa servono le estremità finali dei cromosomi, dette telomeri?
Quelle strane sequenze ripetute di basi di Dna che “incappucciano” le estremità dei cromosomi – che nel 1971 il biologo russo Alexey Olovnikov battezzò “telomeri”, dal greco tèlos, fine, e mèros, parte – hanno la stessa funzione dei cilindretti di plastica alle estremità dei lacci da scarpe: proteggono il “laccio” a doppia elica del Dna e gli impediscono di sfilacciarsi durante momenti delicati e instabili come le divisioni cellulari.
Col passare del tempo, le nostre cellule continuano a dividersi rinnovando gli organi e i tessuti. Ma – a meno di non essere cancerose – non possono farlo all’infinito: prima o poi non riescono più. A quel punto, sono invecchiate: perdono molte delle loro funzioni (i globuli bianchi non riescono più a identificare gli invasori da aggredire, per esempio) e muoiono, causando anche l’invecchiamento degli organi.
L’invecchiamento di una cellula dipende dai suoi telomeri: a ogni divisione cellulare, i telomeri delle cellule figlie sono più corti rispetto a quelli della cellula madre, e così via. Quando questi continui sminuzzamenti rendono il telomero un moncherino quasi inesistente, la cellula non si divide più. Esiste però un piccolo bricoleur che ripara le punte dei cromosomi: è un enzima che abbiamo chiamato telomerasi. Provvidenziale, perché – in certe condizioni – permette ai telomeri di riallungarsi, posponendo, così, la morte delle cellule.
È proprio per questo motivo che mentre ha senso commissionare l’analisi del genoma, dove i geni che vengono sequenziati non cambiano, oggi è inutile far analizzare i propri telomeri: possono variare nel tempo, anche nel giro di pochi mesi.
Come si evita che i telomeri si accorcino troppo?
Da un lato stando attenti a ciò che li fa accorciare, e dall’altro conoscendo ciò che può aumentare la produzione dell’enzima telomerasi. A oggi è ancora impossibile produrre un “elisir di giovinezza” che alzi artificialmente la telomerasi, perché si rischia che le cellule non smettano più di dividersi, ossia il cancro.
Si può però puntare su una difesa naturale dei telomeri. Ad esempio con l’esercizio fisico: uno studio su 1.200 coppie di gemelli, mostra che il gemello più attivo ha telomeri più lunghi di quello inattivo. Le cause possono essere molteplici. Una di queste è un ormone che i muscoli rilasciano dopo l’esercizio fisico, l’irisina: brucia i grassi e protegge le ossa.
L’attività fisica, inoltre, incrementa l’azione rigeneratrice della telomerasi. Un esercizio moderato, come quello della bicicletta, eseguito tre volte la settimana per tre quarti d’ora, in sei mesi raddoppia l’attività della telomerasi…e concilia il sonno.
Infine diversi studi dimostrano che gli uomini che dormono solo cinque ore a notte hanno telomeri più corti degli uomini che ne dormono almeno sette. La quantità davvero importante di sonno è sette ore: dopo queste, i miglioramenti sono trascurabili.
I cromosomi ci dicono anche che il sonno difende il sistema immunitario. Tra i telomeri che, in chi dorme meno di sette ore, si accorciano più rapidamente, ci sono infatti quelli di un tipo di linfocita del sistema immunitario, chiamato CD8, che perde la capacità di respingere gli invasori. Quando queste cellule invecchiano perché non sono più in grado di replicarsi, diventiamo più vulnerabili a raffreddori e infiammazioni.