La formazione professionale deve evolvere. Bisogna guardare al cliente prima di tutto come individuo ed essere adeguatamente preparati a trattarlo come tale. Solo così si può capire che l’inestetismo non è solo una problematica estetica da affrontare ma una questione che coinvolge il benessere della persona a 360°.
L’importanza della formazione nel settore dell’estetica gioca un ruolo determinante, se pensiamo all’importanza che la figura professionale dell’estetista ha acquisito nel tempo e quanto, oggi, il suo ruolo sia fondamentale nel contesto sociale. Ma la formazione di base, quella attraverso la quale si giunge alla qualifica e all’abilitazione professionale, deve evolvere e andare oltre per stare al passo con le esigenze del mercato.
Come si può ancora pensare e credere che l’attività professionale di estetista debba assoggettarsi alle “leggi della formazione professionale qualunquista”. La scuola di estetica non può e non deve rappresentare l’approdo delle giovani ragazze che non hanno voglia di studiare, deve realmente essere una scelta consapevole. In questo modo può diventare un’opportunità e un elemento di facilitazione per i giovani che, dopo la scuola dell’obbligo, hanno desiderio di entrare nel mondo del lavoro.
Non mi stanco di ribadire che l’estetista si trova ad operare su persone. Non svolge solo trattamenti su pelle, peli e unghie. Chi si rivolge a lei lo fa non solo per mode e tendenze ma, sempre più, per combattere disagi che si traducono talvolta in una negativa percezione della propria immagine estetica. E’ pertanto fondamentale possedere abilità che vanno oltre il saper eseguire un trattamento secondo schemi standard, peraltro non applicabili a tutti.
Se ci si ostina a credere in una formula utilitaristica, dove, “ogni individuo è solo un possibile cliente”, allora credo che l’estetica professionale non abbia orizzonti futuri. Se invece, si crede nella formula che può realmente elevare il ruolo professionale attraverso la quale, invece, “ogni cliente è un individuo” allora ci si rende conto che né la vecchia legge 1/90 che regolamenta l’accesso alla formazione dopo l’obbligo scolastico, né la formazione com’è attualmente organizzata, non consentono realmente di migliorare la vera crescita, l’affermazione e il rispetto che una figura professionale come quella dell’estetista merita davvero.
Come gruppo Nazionale CNA Estetica, abbiamo avviato lo scorso anno un’indagine attraverso Regioni e Provincie per capire alcuni aspetti dell’organizzazione della formazione per estetista nelle singole realtà territoriali al fine di poter elaborare qualche strategia da sottoporre al Ministero di riferimento con l’obbiettivo di giungere ad una possibile uniformità su tutto il territorio Nazionale.
La nostra indagine era indirizzata a capire quali fossero le procedure per l’avvio di un percorso formativo e lo sviluppo dei programmi, le procedure di selezione e scelta del corpo docenti, le procedure di ammissione agli esami e quale l’importanza della partecipazione dei rappresentanti sindacali di categoria.
Attraverso tale indagine si è però potuto evidenziare come, in realtà, non esista alcuna procedura da seguire né in merito alla selezione dei docenti né per lo sviluppo dei programmi didattici.
A distanza di qualche anno si rivela anche l’inutilità dei percorsi formativi strutturati dagli Istituti Professionali di Stato, inutilità per un’attività professionale che non può essere svolta da tutti. L’attività di estetista oggi più che mai richiede una giusta maturità personale e un buon bagaglio culturale che deve essere frutto di un percorso di studi serio e strutturato e non può essere raggiunto facilmente da coloro che hanno 17/18 anni di età.
Spesso, infatti, si sono alimentate false aspettative per le famiglie di tante giovani che, a causa di scarse competenze, non hanno trovato un reale impiego nelle imprese del settore, se non collaborazioni estemporanee e molto spesso non in regola, alimentando così, sensibilmente, il mercato del sommerso.
Personalmente credo, e con me anche le colleghe del Consiglio Nazionale CNA Estetica, che sia logico proprio per la complessità di in ruolo che non lascia più spazio all’improvvisazione ed all’incompetenza, che l’accesso alla qualifica professionale debba avvenire con un percorso di maturità e che la specializzazione, come pure l’abilitazione professionale, siano accessibili solo dopo il diploma di maturità.
Solo così avrebbero senso tutti quei percorsi superiori istituiti dalle Università per accrescere gli skill professionali.